Non si vive di soli filtri: come ci stiamo disabituando a guardarci allo specchio (e perché dovremmo ricominciare)
Chiara si prepara la mattina con il telefono in mano. Non lo fa per rispondere ai messaggi o per vedere se ha notifiche, no. Lo usa come specchio. La fotocamera frontale è diventata la sua finestra sul volto: non si pettina più davanti al vetro del bagno, ma davanti allo schermo. Il riflesso reale non le interessa. Tanto lo sa già: lo schermo la fa sentire meglio.
Non è l’unica. Da tempo ormai il confine tra il “noi” reale e il “noi” filtrato si è fatto sottile come un filo di trucco tirato male. Filtri di Instagram, app per perfezionare la pelle, luci studiate per eliminare le ombre cattive: tutto contribuisce a creare una versione di noi stessi che piace di più, almeno in apparenza. Ma cosa succede quando ci abituiamo a guardarci solo così?
Un tempo lo specchio era un alleato, ma anche un giudice. Sapeva dire la verità, pure quando non volevamo sentirla: un brufolo al centro della fronte, un capello fuori posto, una smorfia che proprio non ci dona. Oggi, invece, lo specchio è diventato quasi un nemico. Perché lo schermo del telefono, al contrario, ci coccola. Ci mostra solo quello che vogliamo vedere.
C’è chi parla di “dismorfia da filtro”, e non è un’esagerazione. Psicologi e studiosi hanno iniziato a segnalare come l’uso costante di filtri digitali stia cambiando la percezione di sé, soprattutto nei più giovani. Alcuni ragazzi arrivano addirittura a portare al chirurgo estetico le proprie foto ritoccate chiedendo: “Voglio diventare così”. Un corto circuito pericoloso, se ci si pensa bene.
Eppure, basterebbe poco per riscoprire un rapporto più sano con la propria immagine. Una delle sfide che circolano sui social, per esempio, è il cosiddetto “filterless challenge”: mostrarsi senza trucco, senza effetti, senza ritocchi. All’inizio può sembrare un atto di coraggio. In realtà è semplicemente un ritorno all’ovvio: nessuno è perfetto, e va bene così.
Chi ha provato racconta un senso di liberazione, quasi come togliersi un peso di dosso. Perché parliamoci chiaro: mantenere ogni giorno quell’immagine impeccabile costa fatica. E poi, siamo sinceri: quante volte un filtro ci ha davvero reso più felici, anziché solo più preoccupati di non essere all’altezza?
Ricominciare a guardarsi allo specchio potrebbe essere un piccolo gesto rivoluzionario. Non per giudicarsi, ma per riconoscersi. Per abituarsi a quel volto che cambia, che a volte è stanco, a volte è fresco, a volte ha una piega in più o una ruga nuova.
In fondo, la bellezza vera non è mai perfetta. Sta in quelle piccole imperfezioni che rendono ciascuno unico. Un brufolo? Pazienza. Un occhio un po’ più chiuso? Fa parte del pacchetto. Il filtro migliore che possiamo applicare è la gentilezza verso noi stessi. E magari, ogni tanto, spegnere lo schermo e tornare a guardarci davvero.
Perché lo specchio non mente. Ma sa anche raccontare storie che lo schermo non saprà mai.
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